domenica 26 gennaio 2014

Il nuovo Regolamento Europeo sulla Privacy: un treno perduto. Per ora.

Sembra ormai improbabile che il nuovo regolamento sulla protezione dei dati personali, che dovrebbe sostituire le varie leggi sulla Privacy nei Paesi aderenti all'UE (da noi il D.lgs. 196/03), sarà varato quest'anno. Ormai le elezioni europee sono alle porte e le campagne elettorali hanno la precedenza su tutto.
Se ne parlerà dopo l'insediamento della nuova commissione che riprenderà in esame il lavoro svolto, dunque ci attendono tempi lunghi.
Siamo di fronte al solito problema atavico del Vecchio Continente: le gelosie dei vari Paesi membri, le lobby e la lentezza (spesso voluta) decisionale, creano una zavorra insostenibile nella competizione globale. Infatti, fra i vantaggi ventilati dai relatori del nuovo Regolamento, vi era la convenienza dei navigatori a rivolgersi, per i loro acquisti, a siti internet di e-commerce europei anziché di altri continenti (USA in primis) meno garantisti circa la protezione dei dati personali.
Ma non solo, l'istituzione del Privacy Officer, quale figura obbligatoria per imprese di determinate dimensioni e caratteristiche nonché Enti pubblici e privati, rappresentava una notevole riduzione del rischio di sanzioni da parte delle Authority in quanto si tratta di una figura di tipo dirigenziale e autonoma, dunque garante dell'applicazione delle norme con la necessaria competenza.
È auspicabile, e anche probabile, che il futuro regolamento prenda le mosse dalla bozza attuale che, probabilmente verrà emendata in meglio (si spera), ma è fin troppo evidente che, ancora una volta, si è giunti in ritardo alla stazione e il treno, anche questa volta, è partito.

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