venerdì 7 agosto 2009

La sindrome del capannone

Un anno e mezzo fa ebbi modo di partecipare ad un seminario organizzato dall'Università di Torino tenuto da una mia vecchia conoscenza: Marco Tripaldi che, fra le tante cose interessanti che espose in quell'incontro, parlò della "Sindrome del capannone".
Ho riflettuto a lungo su quel tema in tutto questo tempo e sono giunto ad una conclusione: Marco ha ragione ma solo in parte.
Nel seminario, Marco, presentò una serie di diapositive che riprendevano le sedi di varie multinazionali (ricordo Volvo e Microsoft in particolare) in cui appariva chiaro che esse non aggiungevano e non toglievano nulla a quanto già si sapeva su quelle aziende. Anzi, troppo sovente nei siti internet appaiono dei capannoni o le sedi delle imprese committenti senza che queste immagini “trasmettano” realmente qualcosa al navigatore che(va ricordato) è sempre un potenziale cliente.
Perché non sono d’accordo? Almeno in parte… Perché quando le imprese sono di dimensioni planetarie, la loro sede assume un valore, in termini di immagine, molto relativo. L’azienda è ciò che ci somministra, ciò che ci emoziona (sono perfettamente d’accordo con Tripaldi quando dice che il sito comunica l’impresa, la pubblicità ci trasmette l’emozione), Microsoft la si percepisce sotto i tasti e sui monitor, e la Volvo è certamente nell’abitacolo che ci fa “sentire” l’azienda… ma quando il discorso si sposta sul locale, sullo strettamente locale, le cose cambiano.
Un artigiano, un negozio, una piccola impresa, sono assolutamente anonime dietro un marchio, il navigatore desidera vedere quanto l’azienda (proprio perché piccola e più vicina a lui) si accosta alla sua idea di come dovrebbe essere. Ovviamente non ha senso fotografare un pilastro con attrezzi appesi, ma una visione d’insieme, che dia l’idea delle dimensioni o delle caratteristiche di dove si andrà ad effettuare un acquisto o una trattativa, ha un suo significato. Ovviamente molto dipende dall’abilità del fotografo nello scegliere le luci e le angolazioni giuste, ma il navigatore è curioso e tale curiosità va soddisfatta. Siamo nell’era delle immagini, quanto questo sia un buon segno non è mia intenzione discuterlo, ma se (ribadisco) a livello locale è anche questo che favorisce l’attenzione dei navigatori, sottovalutarlo credo che sia un errore.

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