mercoledì 20 giugno 2012

Il buongiorno si vede dal biglietto (da visita)

Sembra una banalità ma le grandi catastrofi in fondo iniziano da lì (Watzlawick insegna). Ci si presenta fra persone d'affari, si avvia una piacevole conversazione, preludio ad un'importante occasione di business, e fra le prime cose che si fanno ci si scambia i biglietti da visita. A volte va bene, il tipografo o l'autocomposizione online hanno fatto un buon lavoro, altre volte è l'inizio di un disastro.

Vediamo il secondo caso: il disastro appunto. Il biglietto è un pezzetto di carta, poco più pesante di un normale foglietto da fotocopia, stampato in casa al computer con caratteri sgargianti e squilibrati e magari estratto di fretta dal portafoglio che lo ha sagomato a "cucchiaio". Il punto è che il biglietto da visita è la nostra immagine, parla di noi, del nostro saper fare bene e con garbo. Un biglietto da visita sgualcito, mal fatto o fatto in casa senza le dovute attenzioni e comptenze, trasmette l'idea di persone e imprenditori poco curati.

E poi la grafica: deve essere chiara, il logo evidente e riconoscibile, le informazioni evidenti e definite, raggruppate per argomenti, di qua i dati anagrafici, di là cosa facciamo, qui tutti i dati web (sito, e-mail, pagina facebook, blog ecc), di là la nostra attività. La stampa deve essere impeccabile, e il cartoncino deve avere consistenza ed essere piacevole al tatto.

Invece si assiste sovente a due casi: il biglietto di cui sopra in carta di pessima qualità (anche colorata) e con informazioni mal organizzate o insufficienti oppure biglietti dai colori sgargianti, stampati in bianca e volta (fronte - retro) e privi di ogni appeal serio per farci prendere in considerazione  offerte e proposte.

Un biglietto da visita parla di noi, o lo fa bene o non lo fa. E allora sono danni!

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